Il “paradiso” fuori dalla porta

Nel primo pomeriggio il cortile dell’oratorio, a quell’ora solitamente deserto e silenzioso, si anima: a piccoli gruppi giungono persone sorridenti, armate di scarponi, zaini, racchette e bastoni. Dopo due lunghi anni d’attesa, causa pioggia nelle passate edizioni, finalmente si sale sul monte accompagnati dal botanico Alberto Borlini.

Il cielo è terso, la temperatura mite, soffia lieve un alito di vento del Mascheda. Amici si ritrovano e si salutano calorosamente, bambini ridono allegri e si rincorrono festosi. Ci siamo tutti… si parte.

Ogni stagione sulle nostre colline regala scorci suggestivi, atmosfere gradevoli e tante occasioni di benessere, ma la primavera, si sa, eccelle e conquista gli occhi e il cuore per l’incanto del repentino risveglio della natura. Sotto le vigne e tra gli ulivi, nell’erba verde, occhieggiano primule, viole, ranuncoli, pervinche e pratoline insieme a cespi di tarassaco (cicorie) e silene (virsulì). Prendiamo il sentiero che porta alla Casina Sella. Su questo versante di roccia calcarea esposto a sud-est crescono piante adatte a un clima caldo e piuttosto secco: si definiscono Termofile, cioè amiche del caldo. Sono alberi come il Bagolaro, il Carpino Nero, il Leccio ed arbusti come lo Scotano, il Terebinto e l’Ilatro, questi ultimi tipici della Macchia Mediterranea.

Il corteo si snoda lungo lo stretto sentiero. Ogni poco il botanico si ferma, indica, spiega; noi tutti in gruppo ascoltiamo attentamente e poniamo quesiti. All’ombra di un terebinto ecco i fiori blu del giaggiolo selvatico (Iris Graminea) che diffondono un tenue profumo. Poco più in là un Pino d’Aleppo, tipico dell’Area Mediterranea, stende al sole la chioma scomposta. Tutto attorno, tra i macereti, stanno spuntando numerosi arbusti di limonella (Dictamnus album), specie abbastanza rara in Italia.

Già si vedono alcuni fiori bianco-rosa che, nella luce abbagliante, diffondono un deciso aroma di limone.
Alcuni massi sono letteralmente tappezzati di saponaria, così chiamata per le proprietà detergenti di una saponina presente nelle foglie.
I suoi fiori compatti color fucsia intenso annunciano la primavera.

Raggiungiamo la Casina Sella adagiata tra i cipressi, sempre fresca ed accogliente.
Ci riposiamo un po’: nel silenzio, appagati e sereni, in ascolto.
All’inizio della bella stagione qui fiorisce l’Anemone Pulsatilla con grandi fiori violacei a campana e ricoperti da una fitta peluria che li protegge dal gelo ma anche dal sole, per non traspirare troppo.

Sugli spazi aperti e luminosi fiorisce la valeriana rossa (Centranthus ruber): il colore acceso dei suoi fiori risalta sul bianco calcare.
Piante di salvia selvatica, lattuga selvatica, euforbia cipressina si susseguono numerose e variopinte.

Lungo il sentiero della Ruta il sole è accecante e l’aria intrisa di intenso profumo.
Sui macereti sono fioriti cespugli di Biscutella color giallo chiaro, accanto a piantine di Campanula sibirica color rosa tenue.
Raggiunto il Forte, sopra Sant’Eufemia, ci immettiamo nel sentiero n° 1 che si inerpica all’ombra di lecci e carpini neri.

Si vedono magnifiche peonie quasi sfiorite e numerose specie di orchidee.
Più di tutte suscita interesse e curiosità l’Orchidea Apifera, che porta su di sé l’immagine nitida di un’ape femmina e ne emana il caratteristico odore per attirare il maschio e favorire l’impollinazione, garantendosi la prosecuzione della specie.

Fantastica strategia per sostenere la vita!

Usciti dalla boscaglia risaliamo le aride praterie che nelle primavere piovose si ammantano di Orlaya Grandiflora, chiamata anche “ombrellino di dama”, un ombrellino appunto di piccoli bianchissimi fiori che sull’orlo si fanno più grandi, quasi a formare un pizzo.

È uno spettacolo mozzafiato: rocce, anfratti, sentieri… tutto scompare sotto la marea bianca che ondeggia soave nel vento del Mascheda.
Raggiungiamo la Sella attraverso spazi fioriti che sembrano giardini rocciosi allestiti per noi.
Il botanico paziente ci asseconda, risponde, chiarisce.

Si è fatta quasi sera, il tempo è volato, è ora di tornare: scendiamo lungo il sentiero n° 5.
I bambini instancabili corrono avanti, qualcuno li chiama, qualcuno li insegue con apprensione.
Sono riconoscente al botanico, che mi ha regalato un mondo di informazioni nuove e agli amici del Sella, alimentando il mio interesse per la natura.

Alcuni si chiederanno: “Ma è così importante conoscere questi nomi strampalati?”.
Sì, secondo me è importante conoscere per amare e, di conseguenza, amare per proteggere.
La montagna ci attende con i suoi tesori, ce li porge a piene mani. Affrettiamoci!

Carolina Gorni

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