Orto della pace tra sogno e realtà

Ho vissuto la campagna di sentir più forte un desiderio e di volergli dare ali. 

Così accade in questo periodo. Non poteva esserci momento migliore per alimentare un sogno che coltivo da anni, e che si è rafforzato dopo il sentito e partecipato pellegrinaggio ad Assisi organizzato dalla Parrocchia e dal Punto Comunità.

Lì infatti ancora più intensa è stata la conferma degli insegnamenti di San Francesco sul rispetto e sulla salvaguardia del creato. Credo non ci sia nessuna priorità nel mondo come la salvaguardia del pianeta e la pace.

E dunque perché non realizzare un orto speciale in uno splendido e accogliente luogo ideale per intrecciare tutta una serie di scambi con la natura, l’ambiente e la comunità?

Questo posto è il brolo accanto alla vecchia Canonica, Terreno che con gli amici del Sella e alcuni volontari abbiamo nel tempo prima bonificato e poi messo in sicurezza con l’idea di restituire un luogo caro a molti abitanti di Caionvico.

Con la promozione a Parroco di Don Paolo Corsetti ormai da alcuni anni con noi, attento e disponibile da sempre all’accoglienza e agli incontri, immagino si possa definitivamente realizzare.

Sarebbe probabilmente un’occasione unica, poter usufruire in questo tempo di questo splendido luogo, incastonato ai piedi della nostra ridente collina, con un microclima particolare e la vista che spazia sulla nostra comunità e la pianura.

Un tempo sono esistiti gli orti di guerra, ora penso sia giunto il tempo di coltivare orti solo come esperienza di pace: Orti didattici per stimolare la consapevolezza ecologica, prendendo come insegnamento la stessa natura che ci circonda. 

Così è accaduto con i bambini del GREST sperimentare come “custodi del Creato” varie fasi imparando a preparare il terreno e a seminare, prendendosene cura.

Una terapia interiore che si ispira ad una forma di cultura che non danneggi il suolo ma che contribuisca a sviluppare la fertilità; per far conoscere i cicli delle piante e delle stagioni; un luogo concepito come luogo per la bellezza; un’esperienza adatta a sviluppare il senso del bello, dell’armonia e della Pace.

Trasformare questo luogo in un’oasi di biodiversità con lavoro volontario che dovrà essere espressione di più persone e un invito alla cura della casa comune per un’ecologia integrale vissuta come gioia e autenticità come sollecitato da Papa Francesco.

Questo è il sogno a cui dare ali.

A completare il sogno l’idea che Caionvico possa essere riconosciuto come Borgo della Pace. Non è casuale il binomio tra la bellezza di un ambiente naturale come quello di Caionvico, frutto di un’armoniosa convivenza con le esigenze antropiche, e un’istintiva, quasi obbligata ispirazione a pensieri e azioni di pace; così come, al contrario, il degrado ambientale è causa-effetto del degrado umano.

Troppo recenti i fatti agghiaccianti al Parco Verde di Caivano e a Palermo per non associarli all’idea che la presenza della bellezza genera speranza di futuro, il brutto produce sfiducia nella possibilità di migliorare un presente che non piace.

Ma tutelare la bellezza dei luoghi comporta uno sforzo non privo di fatica, prima ancora che essere un dovere. Bisogna volerlo. E a Caionvico i segni tangibili di questa volontà di investire su un futuro migliore sono stati tracciati negli anni: le edizioni della Marcia della Pace che si rinnovano ogni primo del mese di gennaio dal 2006, la crescita rigogliosa del kaki di Nagasaki, piantato anni fa sul sagrato della chiesa, a perenne monito circa le conseguenze della guerra atomica, ma anche simbolo della vittoria della vita sulle forze di distruzione; la sede elettiva a Caionvico della Tavola della Pace di Brescia Est, la cui vitalità è sostenuta da una rete di associazioni a loro volta saldamente ancorate a un fecondo terreno comunitario, a un comune sentire collettivo.

L’augurio è che ciascuno si adoperi sempre con l’obiettivo di rendere migliore il luogo in cui vive. Questa ormai storica scia di pace che incrocia Caionvico un po’ come sua capitale naturale, come borgo di pace, ha nell’orto una sua nuova, ulteriore tappa e, con uno sguardo lanciato molto più lontano, potrebbe srotolarsi anche oltre i confini urbani, nazionali, europei, per arrivare a celebrare, un indomani più o meno prossimo, un “gemellaggio” con il borgo remoto, magari di un paese extraeuropeo.

In Giordania la città di Madaba è sede di un centro del Sermig; si chiama “Arsenale dell’incontro”, perché promuove l’incontro tra culture e religioni diverse, tra normodotati e diversamente abili, tra giovani e adulti, perché “aiuti a superare le divisioni e prepari la pace”.

Terra e crocevia di popoli e punto cruciale per costruire il dialogo e la convivenza in Medio Oriente, questa potrebbe essere la meta a cui guardare e per cui lavorare insieme per stringere un legame con una straordinaria esperienza di pace vissuta, già realizzata, magari seduti sotto l’ombra del tiglio che saluta chi passa di lì per visitare l’orto.

Lino

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