Un anno davvero particolare

Lo scorso anno sarà di certo da me ricordato come “particolare”. L’ho iniziato con la volontà di festeggiare in modo adeguato la ricorrenza dei nostri 40 anni di sodalizio, traguardo importante quanto impensabile agli inizi; purtroppo alla vigilia della festa della montagna, in concomitanza con l’inaugurazione dei restauri della chiesa madre – che ha dato nuova luce e splendore al luogo sacro amato dai caionvichesi – un malore mi ha costretto a un ricovero in terapia intensiva a cui ha fatto seguito un intervento chirurgico di angioplastica.

È strano scoprirsi fragili e disarmati di fronte alla vita quando si guarda al futuro come un orizzonte di continuità e avere tanto desiderio di costruire la pace!

Continuo ad essere ottimista, un tessitore di relazioni e, guardando a quello che ho realizzato, mi stupisco per come abbia incontrato e relazionato positivamente con moltissime persone, così anche per le piccole cose o gli accadimenti, per molti ritenuti sciocchi o insignificanti, che invece per me rappresentano un momento e un esempio di gioia personale del creato.

L’episodio del malessere mi ha reso ancor più riflessivo: continuo a interrogarmi sulla profondità e sulla bellezza della vita e su come siamo fortunati ad essere nati in questo meraviglioso luogo, invece che altrove: «Il Belpaese dove abbiamo tutto, ma ci lamentiamo di continuo».

Da qui è iniziata una stagione «a passo ridotto», ma solo per me! Infatti sul monte i lavori di sostituzione della vecchia croce in legno con una nuova erano ormai avviati e programmati.

Grazie alla capacità, alla tenacia e all’audacia di alcuni soci, capitanati da Luigi Bulgaro e dall’impresario edile Gigi Morandi, che ha dato forte contributo e sicurezza a quanti hanno collaborato al lavoro di preparazione della base, seguendo il progetto di Luigi, approvato dall’ingegnere Massimo Montagnini, l’11 novembre 2016, con l’ausilio dell’elicottero, la nuova croce d’acciaio, opera del nostro socio Riccardo Duina, è stata collocata sul “Sochet”; con uno spettacolare intervento.

Operazione seguita dal basso dal sottoscritto con ansia e trepidazione. Ora, la nuova croce, per la gioia di molti, è ritornata a splendere nel mezzo della nostra collina, ridonandone l’armonia.

La Croce è l’emblema di ogni sacrificio d’amore a prescindere dal suo valore sacro, diviene un contenitore di emozioni, riflessioni personali ed esistenziali.

La buona riuscita di questa operazione è stata festeggiata ai primi di dicembre con la condivisione di un’ottima cena con paella, preparata dall’amico Diego, che ci ha mostrato la sua bravura ai fornelli. Quella sera, nella sala della comunità c’è stato un bel momento di allegra convivialità con i soci, i collaboratori e i rappresentanti delle associazioni del nostro quartiere.

Tutto questo è stato di buon auspicio per trovare motivazioni e collaborazioni per nuove iniziative, facendo dello “stare insieme” la somma della nostra passione, dedizione e voglia di fare.

Dal clima di festa sono passato in poco tempo ad una piacevole quanto inaspettata gioia, che unita alla grande emozione ha messo a dura prova le mie malandate coronarie! Con grande sorpresa venivo informato dalla segretaria del sindaco Del Bono che, nell’ambito del premio Bulloni, mi era stato assegnato il premio alla memoria del Cavalier Umberto Gnutti con questa motivazione: «Il suo è il volto della coscienza ambientale e solidale del territorio in cui vive, dalla valorizzazione dei monti di casa fino alla sensibilizzazione sui temi della pace, dall’animazione di momenti d’incontro della comunità fino al sostegno di iniziative per quanti sono nel bisogno: nel borgo di Caionvico senza ombra di dubbio Lino Molinari rappresenta per tutti un riferimento conosciuto e apprezzato».

Questo premio che onora gli esempi della brescianità migliore, più buona e generosa, mi ha dato sensazioni straordinarie ed è un grande riconoscimento tanto inatteso quanto bello. Da sempre faccio le cose in cui credo e che mi stanno a cuore per il prossimo. Ancor più gradita notizia è stato quando ho saputo con grande sorpresa che chi aveva fatto la segnalazione per la candidatura alla commissione comunale per il premio è stato don Giuseppe Mensi, per dieci anni apprezzato, stimato e amato curato e amico della nostra Comunità, dal quale ho ricevuto e imparato molto!

Sono orgoglioso per quanto è stato realizzato in questi anni con l’aiuto di molti amici, compresi quelli che ci guardano da lassù: a tutti la mia più sincera gratitudine, senza di loro nulla sarebbe stato possibile!

Siamo tutti vincitori e questo deve essere di stimolo per continuare sulla strada intrapresa. Un grazie anche alla mia Comunità per avermi dimostrato così tanta vicinanza, amicizia e sincero affetto. Quello che ho fatto e dato in questi anni è di gran lunga inferiore a quello che ho abbondantemente ricevuto.

Questo riconoscimento lo dedico a mia moglie Luisa, dolce e premurosa compagna di una vita, per il grande bene e per la paziente opera di ascolto e sostegno; a mio figlio Pierpaolo, presente più che mai, per avermi ispirato nel suo sereno e coinvolgente ricordo, a mettere in evidenza una delle cose più semplici e meritevoli che esistano: la solidarietà.

Quella solidarietà che elimina le distanze e aiuta chi è nel bisogno a riprendere il cammino, quella che è naturale fare perché è naturale che il sentimento spinga anche i più distratti e gelosi del proprio “io” a guardare oltre il proprio orticello; quella che consente, ad esempio, alle popolazioni terremotate, colpite da calamità, da guerre e disperazione, di sperare in giorni migliori.

Il Gruppo Sella con l’Associazione Molim e altre Associazioni del territorio si stanno adoperando per proporre insieme nuove iniziative che diano una continuità al senso di Comunità.

Lino Molinari

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